Breve riflessione del direttore don Piero Galvano n. 4 (03/04/20)

don pieroCarissimi collaboratori e volontari Caritas,

innanzitutto un fraterno saluto nel nome del Signore Gesù. Spero che stiate bene e che non perdiate la pazienza di stare a casa: tutto passa, solo Dio resta.

Con la “Domenica delle palme e della passione” iniziamo la Settimana Santa, in cui con tutta la Chiesa celebriamo i misteri della nostra salvezza: passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Desidero condividere con voi questa breve riflessione sul Vangelo di Matteo che rievoca l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme.

 

DAL VANGELO SECONDO MATTEO

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: «Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito»». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma.

I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».(Mt 21, 1-11).

“Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione. Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione”.

Con queste parole il Sacerdote, la Domenica delle Palme e della Passione, saluta i presenti e li invita ad una partecipazione attiva e consapevole.

Seguire Gesù, sempre, non è facile per nessuno: la stragrande maggioranza delle persone preferisce la “strada larga” e non quella “stretta” del sacrificio e della croce. A tutti piace ricevere un salario senza lavorare, una promozione senza studiare, un posto di lavoro senza fare concorsi, perfino partorire senza dolori ecc. Vogliamo tutto e subito, in un baleno. Sogniamo il potere, la gloria, le ricchezze, i divertimenti e ci affanniamo per queste realtà; pensiamo, ad esempio, che con i soldi possiamo risolvere tutti i nostri problemi, comprese le malattie e la morte: questa è la logica del mondo in cui viviamo. Anche gli Apostoli, i discepoli di Gesù e la folla di Gerusalemme pensavano che Lui fosse venuto per liberare il popolo Ebreo dal dominio dei Romani e lo osannavano per questo motivo, ma quando Gesù verrà arrestato, tutti lo abbandoneranno e lo lasceranno solo. Quando la madre dei figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, aveva chiesto a Gesù che essi sedessero, nel suo Regno, uno alla destra e uno alla sinistra, Gesù, con tanta pazienza, risponde: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. (Mt 20,25-28).

L’Apostolo Pietro, nel momento della prova, per paura, rinnega Gesù giurando: “Non conosco quell’uomo”. (Mt 26,72).

Noi tutti non accettiamo il piano di salvezza di Dio che deve passare, per amore, attraverso la croce di suo Figlio: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. (Gv 3,16).

E Gesù, solo ed esclusivamente per amore, compie la volontà del Padre: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. (Gv 13,1).

Nella nostra vita possiamo cercare e sperimentare tante “strade” illusorie della felicità: droghe, tradimenti, potere, soldi, successo ecc., ma nessuna di esse ci condurrà alla salvezza. Gesù parla chiaro: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. (Gv 13,34). Dare la propria vita per gli altri, qualunque mestiere facciamo in questo mondo, non sarà facile per nessuno se non rimaniamo uniti a Lui, come i tralci alla vite. Gesù ci ha insegnato, con il suo esempio, che è possibile, per amore, vivere questa esistenza servendo ogni uomo e ogni donna che incontriamo sul nostro cammino: essere testimoni di verità, di carità, di libertà, di giustizia e di pace, per un mondo nuovo, significa “prendere ogni giorno la propria croce” e seguirlo.

L’Apostolo Pietro nella sua Prima Lettera ci incoraggia e ci esorta: “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme”. (1 Pt 2,21). 

Maria, Madre della Chiesa, aiuti e guidi il nostro cammino.

In Cristo Gesù

Don Piero Galvano

(Direttore Caritas)

(03/04/20)

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