Povertà a Catania, la risposta della Caritas diocesana: aiutate 350 persone al giorno, il 51% è italiano

fotoPresentato sabato scorso (5 luglio) il rapporto dell'organismo diocesano: all'Help Center oltre 15mila interventi di aiuto strutturato, 4mila in più dello scorso anno. L'utente medio è uomo, italiano, disoccupato e con la licenza media. L’arcivescovo mons. Luigi Renna: "Scoprire la bontà del povero e apprezzare la sua cultura, compiti più profondi di dargli un pasto caldo".

Nel corso del 2024 ogni giorno circa 350 persone hanno varcato la soglia dell'Help Center della Caritas diocesana di Catania - erano state circa 300 nel 2023 - per essere ascoltate e ricevere un aiuto calibrato sulle loro esigenze: colazione, cena, vestiario, pagamento utenze, igiene personale, consulenza legale, psicologica e sanitaria, orientamento sociale e al lavoro, titoli di viaggio. Sono per la maggior parte italiani (51%), uomini (70%), disoccupati (77%) e pensionati (10%), di età compresa tra i 25 e i 54 anni (64%), con la licenza media (51,3%) oppure elementare (14%). A loro si rivolge un articolato sistema di supporto, realizzato grazie a un'equipe di professionisti, agli oltre duecento volontari, ai fondi dell'8xmille alla Chiesa Cattolica e a donazioni private, che è stato illustrato stamattina al Seminario Interdiocesano "Regina Apostolorum" di Catania in occasione della presentazione del 7° Report "Un cuore che vede dove c'è bisogno d'amore" realizzato dall'Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas Diocesana di Catania. Emerge un quadro complesso delle molteplici forme di povertà presenti in città che è stato esaminato grazie agli interventi, tra gli altri, dell'arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, del direttore, don Nuccio Puglisi, e del commissario arcivescovile della Confraternita Maria SS. del Soccorso (ente gestore Caritas), dott.ssa Valeria Pisasale.

"Scoprire la bontà del povero - ha spiegato mons. Luigi Renna -, apprezzare la sua cultura, sono compiti ben più profondi di quelli di dargli un abito o un pasto caldo o accoglierlo in un luogo sicuro. Questo sguardo di amore fa sì che il povero si senta 'a casa sua', in quella Chiesa che siamo noi, in quella primizia di quel regno di Dio in cui i poveri hanno certamente il primo posto".

HELP CENTER: NUMERI E UTENTE MEDIO

Oltre 15mila interventi nel corso del 2024, circa 4mila in più del 2023, per diverse necessità tra cui vestiario e igiene personale (4.000), alimenti e prodotti per l'infanzia (1.317), biglietti (107), ma anche pagamento delle utenze, farmaci, orientamento sociale e al lavoro, consulenze legali e mediche. È una richiesta diffusa di aiuto che comincia da un bisogno di base - doccia, pasto caldo, taglio di capelli - e poi si sviluppa nell'accesso a servizi sempre più strutturati coordinati dal Centro di Ascolto dell'Help Center, un vero e proprio pronto soccorso sociale per le variegate esigenze dei più fragili: persone che vivono in condizioni di disagio e povertà estrema, in stato di solitudine cronica e/o con difficoltà mentali e psichiche, afflitti da dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti, o ancora famiglie che vivono in uno stato di deprivazione economica e di grave emarginazione sociale.

L'utente medio: la provenienza degli assistiti è abbastanza equilibrata (51% con cittadinanza italiana 49% con cittadinanza non italiana), principalmente disoccupati in cerca di nuova e/o prima occupazione (77%) e pensionati (10%), uomini (70%) e nella fascia di età compresa tra 25 e 54 anni (circa 64%). Il 51,3% raggiunge la licenza media inferiore, il 14% la licenza elementare, il 5,5% non ha titoli e il 2,4% è analfabeta.

"Quest’anno, e in modo particolare, anche se certi dati, come ciascuno può immaginare, sono perennemente in aumento - ha sottolineato il direttore della Caritas diocesana di Catania, don Nuccio Puglisi -, la speranza ha un posto ed una considerazione particolare, capace di farsi traino di un maggiore numero di coscienze. Quest’anno, tempo giubilare in cui ogni cristiano è chiamato a farsi pellegrino di speranza, e dunque a dover considerare un dovere morale la scelta dell’ottimismo anche davanti a dati frustranti, è forte più che mai il desiderio di infondere fiducia a coloro che, dal mondo e dal loro ambiente sociale in particolare, fiducia ne ricevono sempre meno, rischiando di dimenticarsi essi stessi del valore incommensurabile della loro umanità".

LA MENSA E GLI ALTRI SERVIZI

La mensa Caritas Help Center quotidianamente serve una media di 250 persone. La sua attività sostiene anche l’Unità di Strada, il servizio serale dedicato all’ascolto e alla consegna di pasti caldi ai senza dimora. Tra le altre opere segno cittadine, si segnala Casa Sant'Agata che nasce, nel corso del 2015, all’interno di un immobile confiscato alla criminalità organizzata e ottenuto dal Comune di Catania in comodato ad uso gratuito, ed è adibita a Gruppo Appartamento per ragazze madri e donne vittime di violenza domestica, abusi, abbandoni, con figli minori a carico. Di grande rilievo per il territorio anche i centri formativi contro la dispersione scolastica - a Paternò e a San Giorgio - realizzati in collaborazione con gli Istituti scolastici e le parrocchie e indirizzati agli studenti della scuola primaria di famiglie con fragilità economiche per sostegno allo studio, recupero, svolgimento dei compiti, potenziamento e attività laboratoriali di teatro e musica curate da esperti. Rivolta ai più giovani anche la Caritas a scuola che offre agli Istituti di ogni ordine e grado il racconto dell’esperienza dei volontari per educare gli studenti alla solidarietà attraverso un’azione informativa/formativa, promuovendo la virtù umana e cristiana della carità.

"Il nostro è un impegno quotidiano - ha sottolineato la dott.ssa Valeria Pisasale, commissario arcivescovile della Confraternita Maria SS. del Soccorso, ente gestore della Caritas - che viene garantito, nelle prestazioni degli operatori, così come nella logistica e nei beni forniti, dal fondamentale sostegno dell’8xmille alla Chiesa Cattolica e dal cofinanziamento della Diocesi. Decisivo, inoltre, il contributo di altri enti del terzo settore, come il Banco Alimentare, ma anche di forze dell’ordine, aziende, studi medici, farmacie, piccole imprese, esercizi commerciali, scuole e semplici cittadini che, attraverso la donazione di beni e l’erogazione di aiuti economici, consentono ai circa 250 volontari di compiere quotidianamente il loro servizio nei confronti dei più fragili della città".

IL WELFARE DELLE PARROCCHIE

Sono 6.212 le persone (88% italiane) aiutate dalle trentasette parrocchie dell'Arcidiocesi di Catania partecipanti al report che costituiscono un osservatorio privilegiato per monitorare le mutevoli e molteplici forme di povertà presenti in città e in provincia e per restituire l'impegno della Chiesa di Catania in uscita sul territorio per intercettare e rispondere alle fragilità più diffuse. Tra i principali interventi gli aiuti alimentari (servizio attivato nel 92% delle parrocchie) e le spese sanitarie (65%), mentre le problematiche più diffuse riscontrate riguardano la povertà occupazionale (84%), le separazioni (65%) e la solitudine (57%). A queste realtà, si aggrega anche il dato della Caritas vicariale di Paternò, che include altre 8 parrocchie, per servizi di mensa (140 pasti giornalieri alla Bisaccia del Pellegrino), docce, lavanderia e vestiario (855 ingressi all'anno), e 785 famiglie supportate con aiuti alimentari e contributo utenza. Le parrocchie e le Caritas parrocchiali operano grazie agli aiuti del Banco Alimentare, al supporto di altri enti benefici, alle donazioni private, e anche tramite il coinvolgimento della Caritas diocesana che supporta per gli interventi più complessi come il pagamento delle bollette, un'azione che si sviluppa grazie anche al fondamentale contributo dei fondi dell'8xmille alla Chiesa Cattolica.

"Come Osservatorio desideriamo conoscere in modo sistematico e dinamico le multi-povertà che attanagliano molte persone della nostra Diocesi - ha evidenziato la dott.ssa Carmela Impeduglia, referente dell'Osservatorio -, quest’anno vogliamo soffermarci sulla povertà di speranza  che mina la loro resilienza ed è quindi insidiosa, tanto più per chi vive in solitudine. Ci viene in aiuto la capacità di guardare le povertà da un punto di vista relazionale, infatti le relazioni significative influiscono in modo positivo sulla qualità della vita e generano speranza. Al contrario solitudine e povertà culturale accrescono le fragilità e limitano la possibilità di accesso ai servizi e l’ uso adeguato delle opportunità presenti nel territorio. Rilevante è la necessità di trovare insieme strumenti  di conoscenza appropriati per promuovere un diffuso lavoro di comunità  in grado di intercettare l’umanità ferita e  inascoltata che non bussa alle nostre porte e a fronteggiare le povertà multifattoriali consolidate nel tempo  che incidono  pesantemente sui modelli comportamentali di adulti e adolescenti".

(05/07/25)