Riscoprire Dio per colmare il vuoto spirituale della società

di don Piero Galvano

Ogni giorno i media ci fanno conoscere fatti di cronaca sempre più tragici che dovrebbero interrogare profondamente la nostra vita e la nostra coscienza, come ad esempio: “Morto per overdose a 24 anni Harry Brant, figlio della supermodella Stephanie Seymour e del milionario industriale Peter Brant”; ”Uccide moglie e figlio di cinque anni. Poi si butta dal balcone: arrestato”; “Bimbo picchiato a morte: fermato il compagno della madre”; “Tina Turner e l’addio in mare al figlio suicida”; Torino, i tentativi di suicidio degli adolescenti aumentati 5 volte” ecc.  

Inoltre, in base a un recente report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello globale il suicidio è la  seconda causa di morte (subito dopo gli incidenti stradali) tra gli under 30 e ogni anno nel mondo si tolgono la vita 880.000 persone, di cui 56.200 in Europa e 4000 in Italia. Ogni 40 secondi qualcuno nel mondo si toglie la vita. I dati sono allarmanti. Perché? Che cosa sta succedendo? Siamo tutti impazziti, siamo diventati tutti casi da curare in reparti di neuropsichiatria? Certamente ci sono persone con problemi psichiatrici da curare, ma il problema è sociale, c’è una società “malata”. Le cause sono molteplici, ma nessuno ha il coraggio di dire che all’interno della nostra società c’è un vuoto spirituale, c’è un’assenza totale di Dio che sta alla radice di tutti i nostri malesseri e delle nostre infelicità.

Questi purtroppo sono anche i “frutti” del capitalismo e del consumismo selvaggio, che concentrano ingenti somme nelle mani di poche persone a scapito di una giustizia sociale solidale, che rispetti la dignità ed i diritti fondamentali delle persone, e soprattutto la loro interiorità e spiritualità.

Avere l’umiltà di “alzare le mani” verso il cielo, in ogni circostanza della nostra vita, non è da tutti: invocare l’aiuto del Signore significa riconoscere i limiti della nostra natura umana, dell’essere creature, del non poter risolvere da soli, senza l’aiuto del Signore, tutti i problemi che la vita ci pone innanzi, dell’essere peccatori, imperfetti.

Nessuno di noi indossa un numero di scarpe inferiore o più piccolo rispetto alla misura del proprio piede, ad esempio il numero 30 al posto del 42: non solo non riuscirebbe a camminare bene, ma tutti si metterebbero a ridere nel vedere un’assurdità del genere. Ebbene tutti noi a volte siamo ridicoli quando pur avendo raggiunto un’età adulta, 40 o 50 anni ecc., ragioniamo come dei bambini oppure siamo rimasti con una fede infantile che non supporta più le problematiche del mondo in cui viviamo e neanche quelle della nostra stessa vita, perché siamo cresciuti fisicamente ma non spiritualmente.

Mi è rimasto impresso ciò che Padre Bartolomeo Sorge, già direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”, raccontava a seguito di una visita a Mosca, dopo la caduta del muro di Berlino, per comprendere le cause del crollo del comunismo in Russia. Egli riferiva che arrivato in Russia, la guida moscovita, nell’accogliere il gruppo, aveva precisato che il comunismo in Russia era crollato non per motivi economici, come comunemente si è soliti credere, ma perché i Russi avevano riscoperto la dimensione spirituale dell’uomo.

Quella dimensione spirituale, ne sono pienamente convinto, che l’Europa ha perso da tempo e che viene ignorata dalla stragrande maggioranza dell’umanità.

Quando una società non difende e promuove la dignità della persona, significa che non crede più nella dimensione spirituale dell’uomo e di conseguenza neppure nel suo valore intrinseco; una società che non riconosce la sacralità della vita è una società destinata all’autodistruzione.

La differenza fondamentale tra una persona ed un animale, consiste nel fatto che solamente l’uomo, nella creazione, ha ricevuto direttamente da Dio il proprio spirito divino, “soffiando nelle sue narici un alito di vita”(Gn 2,7), rendendolo così cosciente del bene e del male: siamo persone “divine”, sacre.

Anche gli eroi della cultura classica avevano grande rispetto per la divinità e ne percepivano la presenza nella vita quotidiana, così come la pratica del culto accompagnava ogni evento importante, a carattere personale o sociale: nell’Odissea di Omero, ad esempio, Ulisse riesce a ritornare nella sua patria Itaca, solo ed esclusivamente con l’aiuto degli Dei.

L’uomo non può fare a meno di Dio: il senso della vita va riscoperto all’interno di questa relazione fondamentale e insostituibile, senza la quale non riusciamo a capire il senso della vita, la storia e il suo fine.

 

relazione e formazione

 

aiuta la caritas

 

 

 

diventa volontario

 

sportello cerca lavoro

 

caritas italiana