A Paternò c’è un presidio di studio e legalità per giovani a rischio di dispersione scolastica

unitineldono

In arrivo la XXXVII Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero

Domenica 21 settembre 2025

(comunicato stampa Uniti nel Dono)

don nuccio puglisi

A Paternò, centro urbano da 40mila abitanti a venti chilometri da Catania, esiste da due anni un centro formativo dedicato alla memoria dell’ispettore Giovanni Lizzio, vittima di Cosa Nostra nel 1992. In questo luogo, realizzato in collaborazione tra Caritas diocesana, parrocchia “Cristo Re” e l’Istituto Comprensivo “G. Marconi” di Paternò e Ragalna, i bambini della scuola primaria trovano cura e ascolto tra doposcuola e attività oratoriali grazie a una squadra di volontari guidata dal parroco don Nuccio Puglisi. Una testimonianza concreta della Chiesa in uscita che si sviluppa nell’ambito di un patto di mutualità educativa per ridurre le condizioni che favoriscono il disagio giovanile e scolastico e che al contempo sostiene una forma di “educazione alla carità” con la programmazione nelle scuole del circondario di incontri formativi per promuovere l’accoglienza, l’ascolto, il donarsi agli altri, prospettando anche percorsi di volontariato rivolti ai docenti e alle famiglie nelle strutture della Caritas diocesana di Catania.

Quarantasette anni e parroco a “Cristo Re” da dieci, con un passato da consulente editoriale prima dell’ingresso in seminario, don Nuccio Puglisi è il direttore della Caritas diocesana di Catania. “Il Centro Lizzio è il secondo avamposto della provincia promosso dall’Arcidiocesi contro la dispersione scolastica e a sostegno delle famiglie meno fortunate che si trovano impossibilitate a garantire ai bambini un adeguato accompagnamento culturale, ludico, religioso e affettivo – racconta il sacerdote su Uniti nel Dono nel servizio “A Paternò la parrocchia è cantiere di futuro” disponibile al link https://www.unitineldono.it/le-storie/a-paterno-la-parrocchia-che-strappa-i-bambini-alla-strada/ -. Pur nelle ristrettezze di spazio e di risorse di cui disponiamo, e pur con pochi operatori a disposizione, ma sempre generosi nella loro offerta di tempo e di entusiasmo, la parrocchia Cristo Re si fa portavoce di una Caritas diocesana che, sforzandosi di essere presente negli spazi più periferici della nostra Chiesa, cerca di annunciare la speranza di un futuro migliore attraverso forme sempre nuove di servizio e di prossimità”.

Per cinque giorni alla settimana i volontari si mettono a disposizione delle famiglie e dei bambini, fornendo ascolto e una realtà familiare in uno spazio e un tempo interamente dedicato a loro. A disposizione dei giovani studenti ci sono tanti animatori, alcuni poco più che ventenni, altri più navigati, che provengono dal mondo dell’università, della scuola, dell’associazionismo cattolico e della parrocchia. Tra questi c’è Marina, referente del Centro, che sottolinea i risultati didattici del progetto: “Rispetto all’inizio dell’anno scolastico, i bambini sono riusciti a ottenere un netto miglioramento a scuola. Una crescita che abbiamo osservato anche a livello di socializzazione e di educazione; tutti stanno crescendo e maturando”. Un processo che aiuta i bambini e anche i volontari. Per Simonetta, questo servizio “è un punto di incontro fra le esigenze dei bambini e un’esigenza mia come volontaria, mi rendo conto di essere io a ricevere di più”. E le motivazioni emergono a tutte le età: Myriam, 17 anni, la più giovane del gruppo, sottolinea come proprio in questo contesto sia riuscita “a creare davvero un bel rapporto con tutti i bambini e loro mi danno tantissime soddisfazioni”.

Preti come don Nuccio non si rivolgono solo ai più abbandonati ma ad ognuno di noi. Quotidianamente ci fanno spazio, ci offrono il loro tempo, dividono volentieri un pezzo di strada e ascoltano le nostre difficoltà. Si affidano alla generosità delle comunità per essere liberi di servire tutti, senza dover pensare al proprio sostentamento. Per richiamare l’attenzione sulla loro missione, torna domenica 21 settembre la Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero celebrata nelle parrocchie italiane.

I sacerdoti, oggi più che mai, rappresentano una risorsa fondamentale. Sono annunciatori del Vangelo nella concretezza della vita quotidiana, artigiani di relazioni autentiche, punti di riferimento per famiglie in difficoltà, anziani soli, giovani disorientati o in cerca di lavoro. Con discrezione e tenacia, offrono tempo, energie e ascolto costruendo reti di solidarietà e accompagnando percorsi di fede e rinascita.

“La Giornata Nazionale - spiega il responsabile del Servizio Promozione per il Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – richiama l’attenzione sull’importanza della missione dei sacerdoti, sulla bellezza del loro servizio e sulla corresponsabilità richiesta alla comunità cattolica. È un’opportunità per esprimere gratitudine verso uomini di fede, speranza e prossimità, che ogni giorno offrono la loro vita per il bene delle comunità. Sostenerli non è solo un atto economico, ma un segno concreto di appartenenza e partecipazione ecclesiale”.

Spesso si crede, erroneamente, che l’obolo domenicale sia sufficiente a garantire il sostentamento del clero. Ma in molte realtà, queste risorse non coprono il necessario. “Fa riflettere il fatto che oggi le offerte deducibili a favore dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (ICSC) – aggiunge Monzio Compagnoni - coprono meno del 2% del fabbisogno annuale complessivo. Dietro ogni sacerdote c’è una vita interamente dedicata agli altri. E ogni offerta, anche la più piccola, è un modo per dire ‘grazie’ e sostenere concretamente i nostri preti, permettendo loro di continuare ad essere presenza operosa nelle parrocchie”.

Ed è proprio don Nuccio che pazientemente e col supporto della parrocchia ha saputo costruire un vero e proprio cantiere di speranza che restituisce il senso di una comunità che prima di tutto sa ascoltarsi e ascoltare, e poi accoglie, si mette a disposizione degli altri. Marina prosegue la sua testimonianza raccontando appunto quanto sia fondamentale “anche il rapporto con le famiglie che si fidano di noi e, attraverso questo servizio, stiamo riuscendo a farle avvicinare alla parrocchia. Nel periodo di Pasqua, dopo i compiti e con l’autorizzazione dei genitori, abbiamo portato i bambini a fare gli esercizi spirituali adatti alla loro età e poi li abbiamo accolti a Messa per la Domenica delle Palme”. Un’esperienza che arricchisce di novità anche persone con anni di esperienza di volontariato alle spalle che provano a sperimentarsi su nuovi fronti. Come Maria Carmela: “Sono una francescana secolare e ho un’esperienza di volontariato nella mensa della Caritas vicariale di Paternò, ma il passaggio al Centro Lizzio mi ha svelato nuovi orizzonti, perché per la prima volta mi sono avvicinata ai più piccoli. Lo svolgimento dei compiti è importante, perché forniamo un aiuto che consente ai bambini di andare a scuola volentieri e di renderli sicuri di sé. Si tratta di una presa di coscienza del proprio essere e, quindi, li induce a fidarsi dell’altro, che in questo caso è l’adulto con cui passano diverse ore settimanali”. Don Nuccio, in un realtà ad alto tasso di abbandono scolastico, sa bene quanto possa essere determinante e significativo un presidio come il “Centro Lizzio” che, proprio a partire dall’intestazione, vuole raccontare un nuovo modo di intendere e rispettare il territorio: “Si è scelto di intitolare questa nuova realtà della Caritas ad un Uomo che, da servo dello Stato e di specchiata virtù civica e morale, possa essere additato ai nostri ragazzi come un modello di legalità e giustizia sociale, e di amore al Servizio fino al sacrificio di sé”. L’esperienza di Paternò è la seconda del territorio etneo: già da tre anni, sempre per iniziativa dell’arcidiocesi di Catania, nel quartiere periferico di San Giorgio opera il “Centro Livatino”. E un nuovo progetto similare è in programma nel corso dell’anno nel comune di Mascalucia.

Questa è solo una delle tantissime storie di salvezza e aiuto portate avanti sul territorio da sacerdoti, impegnati in prima linea, e dalle loro comunità.

(19/09/25)