MESSAGGIO NATALIZIO DELL’ARCIVESCOVO DI CATANIA - DA LUI IMPAREREMO LA PACE

arcivescovoMessaggio natalizio dell’Arcivescovo di Catania
Da Lui impareremo la Pace

Carissimi fratelli e sorelle,
entro discretamente nelle vostre case, in questo primo Natale che trascorro a Catania, per portarvi i miei auguri. Vi ringrazio per l’accoglienza che ho trovato in ogni Città e Parrocchia, nelle Istituzioni, nelle Comunità religiose, nelle scuole e nelle tante associazioni che si prodigano per far crescere nel bene questa terra. Lasciatevi dire che siete un popolo meraviglioso, che ha ricevuto tanti doni di Dio che non attendono altro che da essere da tutti noi valorizzati.

Per il Natale di quest’ anno voglio suggerirvi di porre un rametto d’ulivo accanto ai vostri presepi, a ricordarvi quel segno di pace che Dio diede a Noè dopo il diluvio: “… la colomba tornò da lui sul far della sera; ecco essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo” (Gn 8,11). Come quella colomba si posò sull’arca portando l’annuncio di un nuovo inizio, così accanto ai nostri presepi, la tenera foglia d’ulivo sia il segno che da quel Bambino di Betlemme ricomincia la pace e la speranza per tutta l’umanità. Da Gesù Salvatore impareremo la pace! Quella notte santa Egli è stato annunciato da schiere di angeli che hanno lodato Dio con le parole: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore” (Lc 2,14 ) La gloria divina risplende in un Bambino avvolto in fasce, che si è fatto vicino ad ogni uomo: non c’è essere umano a cui Egli neghi il suo amore; non c’è nessuna coscienza a cui Egli non bussi per rivelarle che tutti gli uomini sono amati dal Signore. Quel Bambino porta la pace e si ostina a portarla, chiedendo non un giorno di tregua, ma un cuore nuovo. Di lui il profeta Isaia ha detto: “Egli sarà giudice tra le genti e arbitro tra molti popoli” (Is 2,4): viene per essere non un “dio di parte”, che benedice un esercito e ne sbaraglia un altro”, ma l’arbitro della concordia, che fa sì che ognuno comprenda le ragioni dell’altro, spalanchi il suo cuore alla misericordia e faccia stringere in un abbraccio che riconcilia. E la profezia non si ferma a farci cercare la tranquillità, ma sa che l’uomo ha bisogno di pane, di relazioni, di tutto ciò che nutre l’umanità, ed è per questo che continua con queste parole: “Spezzeranno le loro lance e ne faranno aratri”. Sì, perché c’è bisogno di aratri che preparino i solchi dove gettare i semi di una società che faccia germogliare la giustizia; questi solchi non possono essere tracciati arando la storia con la violenza e l’escalation degli armamenti, ma facendo prevalere la pazienza di chi costruisce relazioni e costruisce muri. Né nelle nostre città questi solchi possono essere fatti con la subdola violenza del malaffare, che con i denari sporchi di sangue e di lacrime della mafia, pretende che germogli la ricchezza: ma germogliano solo il male e la povertà! 

E poi dice Isaia che “delle loro lance faranno falci”, perché il tempo della mietitura dei frutti buoni della legalità, della dignità per tutti, del futuro dei più giovani, ha bisogno degli strumenti che facciano “covoni” di tutti questi beni. “Non impareranno più l’arte della guerra”: perché noi adulti toglieremo le armi dalle mani dei nostri ragazzi, li disarmeremo insegnando loro la laboriosità, la cultura della pace, il desiderio di stringere altre mani, di non cercare mia la vendetta, li renderemo esperti dell’arte di costruire ponti e non di erigere muri.

Accanto al Presepe, le tenere foglie di ulivo ci spingano alla preghiera per il popolo dell’Ucraina e della Russia, per tutti i popoli che vivono conflitti armati. Che disarmi il nostro linguaggio violento, volgare e banale, che sciolga il mutismo delle persone che non si rivolgono più la parola, riconcili chi è distante e imbronciato. E che faccia sì che anche nei luoghi dove si sta piangendo perché quel ramo si è spezzato, nelle carceri e nei luoghi di sofferenza, si creda che a Natale fioriscano rami di ulivo anche lì, e come canta un bellissimo canto natalizio siciliano: 

Balla balla Bammineddu
Tuttu lu chianu è tuttu lu to'
Unni posa lu to' piruzzu
Nasci 'na rama di basilicò

Un Santo Natale a tutti, soprattutto ai prediletti di Dio, i più poveri!
Che un ramo di ulivo penda sui nostri presepi e lu Bambineddu faccia nascere rami odorosi di pace e di amore nei nostri cuori!

Catania, 20 dicembre 2022 

+ Luigi Renna
Arcivescovo di Catania

Preghiera della famiglia attorno al presepe nei giorni di Natale

Signore Gesù, dolce Bambino di Betlemme,
“donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen”. (papa Francesco)

 

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