Conferenza di Oliviero Forti al Museo Diocesano: "La fine di Mare Nostrum porterà a nuovi morti e nuove stragi”.

“La fine di Mare Nostrum porterà a nuovi morti e nuove stragi”. Lo ha detto Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana, a margine della conferenza che si è svolta al Museo Diocesano di Catania sul tema: “Immigrazione, cosa fare? Riflessioni e proposte pastorali”. L'incontro è stato promosso dalla Caritas diocesana, diretta da don Piero Galvano, in collaborazione con l'Ufficio Migrantes, diretto dal diacono don Giuseppe Cannizzo. Si è trattato di un dibattito che ha fatto chiarezza sulla complessità del recente fenomeno migratorio a poche settimane dalla fine dell'operazione umanitaria e militare Mare Nostrum. “A un anno dalla tragedia di Lampedusa in cui persero la vita centinaia di migranti, sono stati salvati 150 mila migranti tra uomini, donne e bambini, ma dal 1 novembre con il passaggio all'operazione Triton si rischiano più morti e nuove stragi lungo le rotte del Mediterraneo”.

La nuova operazione congiunta di Frontex nel Mediterraneo, di fatto, permetterà il pattugliamento delle frontiere a 30 miglia dall'Italia ma non garantirà interventi umanitari di ricerca e soccorso. Questo uno dei punti chiave dell'intervento di Forti che ha cercato di mettere ordine ad un flusso di informazioni distorte alla luce di una situazione internazionale in profonda evoluzione e in costante mutamento. “Se non si comprende questo non si capisce perché i numeri delle persone che si rivolgono all'Help Center della Caritas aumentano a vista d'occhio”. Persone innanzitutto, che richiedono protezione internazionale, non semplici migranti, persone che decidono di lasciare casa perché del loro paese d'origine restano solo macerie. Accade per le cosiddette frontiere esterne dell'Europa, come Ucraina, Siria, Iran, Libano e Palestina dalle quali proviene tanta umanità in fuga. “Solo una piccola percentuale di milioni di migranti in fuga che poi arriva in Sicilia - sottolinea Forti – e nessuno può permettersi di dire che queste persone destabilizzano il mercato del lavoro italiano, perché sono persone private essenzialmente di tutto”. Emblematico il caso della Siria, da più di tre anni paese fantasma in guerra permanente.

Oltre ad esporre i dati sul numero di sbarchi che ha superato il record delle primavere arabe del 2011, la conferenza è stata l'occasione per sfatare vecchi e nuovi pregiudizi. Su tutti, l'equivoco legato ai costi sostenuti per il mantenimento di ogni singolo migrante: “Lo Stato paga 900 euro per il loro sostentamento, ma non si tratta di somme che vengono erogate direttamente ai migranti, a loro spetta solo vitto, alloggio e un pocket money di circa 2,50 euro al giorno”. Niente soldi in contanti o quant'altro di fantasioso che è facile leggere in rete. Ma ciò che più preoccupa è l'avanzare di nuovi populismi, sembra suggerire Oliviero Forti: “Non possiamo più nasconderci dietro classici stereotipi. Chi accosta l'immigrato all'Ebola promuovendo l'idea che i migranti sono portatori di malattie, chi dice che gli immigrati tolgono lavoro, dimostra un'arretratezza culturale che non fa onore a questo Paese, che ha un passato di emigrazione importante e che spesso in molti dimenticano”.

Al termine della conferenza, Don Piero Galvano, direttore Caritas Catania, ha ribadito la volontà di rinsaldare la rete di collaborazione tra associazioni e istituzioni attraverso una proficua comunicazione che rimetta al centro l'immigrato come persona e non come oggetto.

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